
Magazine Transizione Digitale numero 2
Data:
13 Gennaio 2019
Magazine Transizione Digitale numero 2
Hai il coraggio di far parte dell’élite di amministratori e dirigenti che sta cambiando la P.A. italiana?
Ci tengo a dirtelo. Il primo evento in Italia sulla Transizione Digitale dedicato ai Comuni con meno di 25.000 abitanti è stato un successo.
L’eco dell’evento si sta diffondendo in tutta Italia con richieste di replica in altre provincie italiane.
Questo mi rende felice ed orgoglioso. Allo stesso tempo c’è una domanda che lavora come un tarlo nella mia mente.
Rifletto spesso vagando lungo i corridoi degli uffici pubblici, cosa che faccio ormai da 15 anni, come mai sia così difficile modernizzare la pubblica amministrazione in Italia.
Come mai ci sia una costante resistenza al cambiamento. Non ho mai creduto al luogo comune che i dipendenti pubblici sono tutti dei fancazzisti.
E’ una giustificazione troppo superficiale.
Inoltre la folta presenza all’evento dimostra come tra gli amministratori, i dirigenti e i dipendenti pubblici, la presenza di persone propositive sia molto più alta di quella che un luogo comune superficiale può far intendere.
Purtroppo le numerose testimonianze dei partecipanti all’evento dimostrano come all’interno degli Enti ci sia sempre qualcuno che rema contro ogni tentativo di cambiamento da parte di qualche mente illuminata.
Certamente la paura del cambiamento è insita nella natura umana. Il cambiamento fa sempre paura e lasciare il certo per l’incerto suscita sempre una qualche forma di resistenza.
Ognuno di noi ha un certo timore ad uscire dalla “zona di confort” o confort zone.
Non si tratta di un problema che affligge solo la P.A. E’ problema della cultura italiana. Pensaci un attimo.
Perché le stesse aziende italiane ricche di eccellenze nel campo della moda, della cucina, del design, della tecnologia non riescono a farsi onore nel mondo?
Perché un Paese composto da eccellenze in ogni campo come l’Italia ha una tale resistenza al cambiamento?
Ce lo meritiamo perché noi abbiamo quella dannata piaga che è il familismo amorale.
Un fenomeno tutto italiano, studiato da Banfield, un sociologo statunitense che ha individuato in esso il vero motivo dell’arretratezza e del degrado delle città italiane.
Per riassumere, il problema principale degli italiani è che pensano esclusivamente ad ottenere vantaggi a breve termine per loro e per la loro famiglia ristretta.
Con quali conseguenze?
Banfield analizzò i comportamenti dei cittadini in alcune realtà italiane, e ne ricavò che i motivi fondamentali per cui gli italiani non sono capaci di creare ricchezza e grandezza sono da cercare nel fenomeno del familismo amorale, le cui conseguenze sono:
L’amministratore pubblico che non è disposto a sacrificare il proprio tornaconto nel breve termine per raggiungere uno scopo più grande, non potrà mai contribuire al cambiamento dell’Italia.
Una P.A. che non sa coinvolgere i propri amministratori e i propri dipendenti in un progetto più ampio che va oltre i benefici di breve termine non otterrà mai la VERA trasformazione.
Non capiscono che la Grandezza richiede Sacrificio.
Se hai un’azienda e la vuoi prospera e pronta ad invadere il mondo, la devi mettere PRIMA degli interessi personali a breve termine.
Nella PA questo significa che l’interesse pubblico va messo prima degli interessi personali di breve termine. Gli italiani questo non lo capiscono.
Non capiscono il vantaggio a lungo termine che si nasconde dietro i loro sacrifici.
Se vorrai modernizzare, riorganizzare, rendere più efficace ed efficiente la P.A. ed in particolare il tuo Ente, dovrai mettere la visione di lungo periodo davanti a tutto.
Ecco perchè a volte in preda allo sconforto mi viene da dire che i miei sforzi e i miei progetti sono inutili. Sono inutili se chi mi segue lo fa con l’obiettivo mediocre di ottenere qualcosa per mettere a posto la famiglia e basta (una promozione, un avanzamento di carriere ecc.)
Sono inutili per chi usa la P.A. come mezzo per raggiungere un certo stile di vita.
Non fraintendermi.
“Mettere a posto” prima di tutto la famiglia è una cosa sacrosanta e lecita. Il problema è che non può essere il punto di arrivo.
Nel tuo ruolo di amministratore, dirigente, dipendente della P.A. devi avere l’ambizione di contribuire a creare qualcosa di grande.
Stare bene con i piccoli sogni è una cosa da familismo amorale.
Preferisco lavorare con pochi amministratori e dirigenti che condividono con me una grande visione di lungo periodo piuttosto che seguire decine di Comuni dove gli amministratori ripetono in continuazione che cambiare lo status quo è impossibile.
Magari stai dicendo che tu non sei così. Che sei diverso e che non ce l’hai il familismo amorale. Ma lasciami essere completamente onesto… nessuno in questo Paese ne è immune.
Qualcuno si è evoluto per una serie di motivi ma, anche se solo in parte, questo fenomeno è ormai instillato in te per tutta una serie di motivi che Banfield ha ben spiegato nel suo trattato.
La buona notizia è che per quanto sia una piaga enorme, puoi curarla ed eliminarla.
Se eri presente al corso, sai benissimo che non è stato un corso motivazionale. Non è il mio obbiettivo farti credere che puoi cambiare l’Italia semplicemente ripetendo a te stesso “ci credo ci credo”.
Quello che io divulgo è un sistema integrato e pratico che consentirà ai Comuni fino a 25000 abitanti, di modernizzare e digitalizzare il proprio Ente seguendo un piano step by step che si concluderà in tempi certi.
Ciò detto, sarebbe una follia da parte mia ignorare il problema.
Se sei il Sindaco o il Segretario Comunale e sei l’unico ad impegnarti nel processo con tutta la struttura che ti rema contro, non potrai comunque ottenere risultati.
E’ però anche vero che senza la giusta dose di ambizione la tua mente è poco fertile, non hai la giusta voglia di acquisire informazioni e di coinvolgere altre persone. In questa situazione per me diventa più difficile passarti alcuni concetti e strategie da mettere subito in pratica.
Ora però devo darti una brutta notizia:
Non posso farti abbandonare anche temporaneamente la tua visione mediocre di breve termine e sostituirla con la voglia di grandezza da raggiungere nel lungo termine.
La tua ambizione di poter dire tra 3 anni “io sono colui che ha trasformato il Comune in un gioiello di modernizzazione”. Quello che posso fare è dirti come sono riuscito io ad avere questa visione.
Come è cambiato il mio modo di pensare negli anni, e come si è sempre più spostato verso una voglia di risultati sempre più grandi fino alla pazzia di voler essere una guida nella modernizzazione di una parte della P.A. italiana.
Il segreto per quanto mi riguarda l’ho trovato nell’ispirazione.
Ho iniziato a studiare, a frequentare corsi e a ritrovarmi in certi ambienti dove altre persone hanno favorito lo sviluppo di alcune mie caratteristiche.
L’essere sempre circondato da persone di successo, grintose, positive e volenterose di ottenere risultati sempre più grandi, ha fatto sì che anche a me venisse quella voglia.
Sto cercando di creare un ambiente fertile, dove le persone possano condividere successi, strumenti, informazioni utili alla crescita personale e professionale di ogni persona che si lascerà coinvolgere in questa visione: cambiare la P.A. italiana.
Un ambiente in cui chiunque non può far altro che essere influenzato in maniera positiva.
Il tipo di ambiente che devi frequentare il più spesso possibile se davvero vuoi sentirti parte del cambiamento e poter dire un giorno “io ho fatto la mia parte e anche grazie a me l’Italia è cambiata”.
Io da parte mia faccio quello che posso: il Magazine che hai tra le mani, gli eventi, il blog, il gruppo Facebook e altri progetti in cantiere che serviranno a creare “l’élite degli amministratori, dei dirigenti e dei dipendenti della P.A. locale in grado di cambiare l’Italia”.
Tu da parte tua cerca di aprirti al cambiamento e di metterti in un atteggiamento positivo e di apprendimento.
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