Accessibility overlays: è davvero possibile “sistemare” l’accessibilità di un sito web in maniera automatica?

Accessibilità e Pubblica Amministrazione: quant'è (ancora) difficoltoso l’accesso ai servizi digitali per le persone con disabilità nel 2019!

Nel corso degli ultimi anni sono comparse sul mercato diverse soluzioni sviluppate con l’obiettivo – e la promessa – di rendere i siti web della Pubblica Amministrazione totalmente accessibili, in maniera praticamente semi-automatica.

Si chiamano “accessibility overlays“, e sono dei software sviluppati appunto per “riparare” tutti i principali errori legati all’accessibilità di un sito web, rendendolo a norma di legge.

Come sai (o almeno dovresti sapere) se lavori all’interno della PA – o sei il Responsabile per la Transizione Digitale del tuo Ente – i siti web della Pubblica Amministrazione hanno l’obbligo di rispettare tutti i requisiti di accessibilità previsti dalla normativa già da parecchi anni.

La prima circolare ministeriale “Linee Guida per l’organizzazione, l’usabilità e l’accessibilità dei siti web delle PA” – indirizzata a coloro che, all’interno delle PA, hanno responsabilità collegate alla progettazione, realizzazione e manutenzione dei sistemi informativi basati sulle tecnologie web – è infatti datata 12 marzo 2001.

Mentre l’ormai famosa “Legge Stanca“, il riferimento normativo italiano per la tematica dell’accessibilità dei servizi e prodotti informatici, è del 9 gennaio 2004.

Nonostante siano passati più di 20 anni e, come puoi constatare, l’Italia sia stata una delle prime nazioni all’interno dell’Unione Europea a dotarsi di una normativa sull’accessibilità…

Ancora oggi, purtroppo, sono davvero molti i problemi che le persone con disabilità incontrano quando vengono in contatto con i siti web della Pubblica Amministrazione.

“Incontro problemi comuni nei siti delle PA: documenti e applicazioni inaccessibili o parzialmente accessibili, link e pulsanti non etichettati, intestazioni non appropriate e ridondanti, immagini senza un testo alternativo… Insomma, siti web strutturati in modo NON “Screen Reader friendly” che rendono difficoltosa e inefficiente la navigazione utilizzando una tecnologia assistiva.

Quella che hai appena letto è una delle tante testimonianze che abbiamo raccolto in questi anni, durante i quali ci siamo spesso confrontati con persone disabili (nello specifico, Laura è una ragazza non vedente che vive nella provincia di Varese), per comprendere cosa sia DAVVERO l’accessibilità e di conseguenza cercare di progettare, strutturare e realizzare ambienti digitali migliori per tutti.

Ma come se non bastasse, oltre ai “classici” problemi di accessibilità già esistenti – di natura tecnica (da una parte) e di mancanza di un’adeguata formazione in materia alle persone che lavorano all’interno della PA e spesso pubblicano online dei contenuti in maniera non del tutto appropriata (dall’altra)…

Sono proprio questi nuovi software, gli “accessibility overlays” appunto, che nonostante la promessa (ed i buoni propositi) di risolvere in maniera automatica i problemi legati all’accessibilità di un sito web…

In alcuni casi rischiano addirittura di aggiungere ALTRI problemi alle persone con disabilità, nel momento in cui interagiscono con i siti web delle Pubblica Amministrazione.

Ma procediamo con ordine…

Accessibility overlays: cosa sono e perchè potrebbero NON essere la soluzione ai problemi di accessibilità

Semplificando al massimo, gli “accessibility overlays” non sono altro che plugin installabili su un sito web, in maniera semplice e veloce, grazie all’aggiunta di poche righe di codice.

Una volta installati, questi “accessibility overlays” hanno essenzialmente 3 funzioni principali (oltre ovviamente ad altre, secondarie, che consentono di personalizzare ulteriormente la navigazione):

  1. rilevare i problemi di accessibilità presenti all’interno di una pagina web
  2. apportare le modifiche necessarie per superare gli errori rilevati
  3. (di conseguenza) rendere conforme un sito web rispetto ai requisiti di accessibilità previsti dalla normativa

Tutto fantastico, se non fosse che…

NON è possibile compiere le prime 2 operazioni (e quindi nemmeno la terza) in maniera del tutto automatica, senza l’ausilio del supporto umano.

Credimi, anche noi saremmo felici se questi software fossero davvero in grado di rendere un sito web totalmente accessibile.

Significherebbe che tutti gli “operatori del web” potrebbero continuare tranquillamente a commettere tutti gli errori legati all’accessibilità, sapendo che poi questi software li “sistemerebbero” in maniera automatica.

Tutti i problemi legati all’accessibilità di un sito web risolti, da un software, in pochi minuti!

Sarebbe davvero meraviglioso poter migliorare la vita di alcune persone – che credimi, compiono davvero una fatica enorme ANCHE per accedere al web – in maniera automatica.

Per aiutarti a capire come mai questi software NON sono in grado di risolvere tutti i problemi legati all’accessibilità di un sito web, devo chiederti di continuare a seguirmi con la tua massima attenzione.

Senza entrare troppo nel tecnico – ma al solo scopo di aiutarti a capire perchè gli “accessibility overlays” NON possono essere la soluzione a tutti i problemi di accessibilità – ho raccolto di seguito alcune delle problematiche che questi software, ad oggi, non sono in grado di risolvere.

O meglio, non sono in grado di risolvere da soli SENZA l’ausilio del supporto umano.

Tra tutti, ho scelto i 3 problemi meno “tecnici” – quelli che potrai comprendere facilmente anche tu, se sei alle prime armi o ti approcci per la prima volta a questa delicata materia.

Vediamoli insieme…

1) assegnare un’etichetta (adeguata) ad un campo modulo che non ce l’ha o ce l’ha errata

Affinché una persona non vedente (o in ogni caso con particolari problemi alla vista) sia in grado di compilare correttamente un modulo, tutti i campi in esso contenuti che prevedono l’inserimento di valori, dati e informazioni DEVONO essere abbinati ad un’etichetta che descriva, appunto, il tipo di campo ed i valori ammessi.

In assenza di un’etichetta adeguata, una persona non vedente non sarà in grado di compilare correttamente il modulo e procedere con l’invio dei dati.

Ad oggi, non esiste un software in grado di sopperire totalmente a questa mancanza fornendo un’etichetta ADEGUATA al contesto in cui ci si trova.

2) fornire testi alternativi (adeguati) alle immagini che contengono informazioni importanti

Come sai, all’interno di un sito web possono essere presenti anche contenuti di natura non testuale, come ad esempio immagini, audio, video o animazioni.

Per tutti questi contenuti di natura, appunto, non testuale DEVE essere presente una controparte testuale.

Per quanto riguarda le immagini, prende il nome di testo alternativo, ed è il testo che viene interpretato degli Screen Reader.

Nel caso in cui l’immagine contenga un grafico, una statistica, dei risultati o anche più semplicemente la locandina di un evento…

All’immagine DEVE essere abbinato un testo alternativo che descriva in maniera adeguatamente sintetica (ed esaustiva) il contenuto dell’immagine, affinché questo possa essere letto (dallo Screen Reader).

Ad oggi, nonostante l’Intelligenza Artificiale stia compiendo dei veri passi da gigante, non esiste un software in grado di interpretare (e contestualizzare) correttamente il contenuto di un’immagine e fornire tutte le informazioni importanti in essa contenute.

3) garantire l’accessibilità dei documenti pubblicati, in particolare per i documenti provenienti da scansione

Le scansioni rappresentano la “barriera digitale” più grande in termini di accessibilità.

Il contenuto di un documento proveniente da scansione NON può essere interpretato in maniera corretta e completa da un software.

Né da uno Screen Reader, né da un motore di ricerca…

E né tantomeno dagli “accessibility overlays”.

Questo significa che se all’interno del sito web del tuo Ente sono ancora presenti delle scansioni (pensa magari alla mole di documenti presenti all’interno dell’Amministrazione Trasparente…) nessun software potrà mai rendere accessibili i contenuti presenti all’interno di essi.

Se non ti bastassero questi 3 problemi che gli “accessibility overlays” non sono in grado di risolvere in maniera automatica, puoi trovare tutti gli altri (sono più di 20!) all’interno di questo approfondimento di Roberto Scano (uno dei massimi esperti, in Italia, in tema accessibilità) sullo stesso argomento:

Accessibility overlays: 3 caratteristiche da verificare prima di prendere la decisione (migliore)

Nel caso in cui il tuo Ente decida ugualmente di affidarsi ad una di queste soluzioni per garantire l’accessibilità del proprio sito web, ti invito a prestare la massima attenzione su questi altri 3 aspetti affinché tu sia in grado di effettuare tutte le verifiche necessarie prima di prendere la decisione migliore.

1) Potrebbe essere necessario trovare e attivare gli “accessibility overlays”

In alcuni casi, affinché un “accessibility overlay” inizi ad essere efficace, deve essere prima attivato dalla persona che sta navigando all’interno del sito web.

Se questo non può essere abilitato (anche) da tastiera, diventerebbe un serio problema per tutte quelle persone con problemi motori che non sono in grado di utilizzare il mouse.

Non solo…

Per rispettare correttamente tutti i requisiti di accessibilità – che ti ricordo sono elencati all’interno delle Linee Guida per l’accessibilità dei contenuti web (attualmente facciamo riferimento alle WCAG 2.1) – una pagina web DEVE essere già accessibile al primo ingresso.

Di conseguenza, non possiamo considerare accessibile una pagina all’interno della quale sia necessario attivare “qualcosa” affinché la stessa possa diventare (poi) accessibile.

2) Gli “accessibility overlays” potrebbero non essere compatibili con alcuni lettori di schermo e/o tecnologie assistive

Affinché gli “accessibility overlays” possano essere trovati e attivati, dovranno essere compatibili al 100% con i vari lettori di schermo e le tecnologie assistive utilizzate dalle persone con disabilità.

Infatti, se l’accessibility overlay non può essere trovato da un lettore di schermo o dalle tecnologie assistive, le persone che ne fanno uso non saranno in grado di attivarlo.

3) Gli “accessibility overlays” potrebbero non essere compatibili con le impostazioni preferite dell’utente

Le persone con disabilità di solito fanno affidamento sulle PROPRIE tecnologie assistive preferite per svolgere determinate azioni.

Ad esempio, una persona ipovedente che già utilizza una lente d’ingrandimento dello schermo probabilmente utilizza la stessa lente d’ingrandimento dello schermo anche quando naviga su qualsiasi sito web.

E conosce già come attivarla o disattivarla con facilità.

Gli “accessibility overlays”, invece, hanno le proprie personalizzazioni, che potrebbero però non essere conformi alle tecnologie e/o alle impostazioni preferite dall’utente.

Nell’esempio precedente, una persona ipovedente dovrebbe capire come attivare e configurare la funzionalità di ingrandimento dell’overlay piuttosto che continuare ad utilizzare il proprio strumento preferito (e già configurato!).

Accessibilità: anzichè cercare continuamente scorciatoie, perchè non costruirla (seriamente) insieme?

Il suggerimento più importante che mi sentirei di dare alle Pubbliche Amministrazioni è di consultare i cittadini non vedenti e ipovedenti in merito allo stato di accessibilità dei propri servizi e agire di conseguenza in base ai riscontri ottenuti, alle richieste, alle proposte e reali esigenze di queste persone. Non solo, una simile iniziativa aiuterebbe ad avvicinare le persone alla Pubblica Amministrazione e alle Istituzioni più in generale, che oggi sono spesso percepite come distaccate e distanti, accusate troppo spesso di imbrigliare le persone in inutili reti di formalità e burocrazia, quando il loro vero scopo è, almeno secondo me, proprio quello di ascoltare i bisogni delle persone e ad essi rispondere, cercando quindi di risolvere le difficoltà della vita quotidiana”

Quelle che hai letto sono ancora parole di Laura, ragazza non vedente che fino a quando le Pubbliche Amministrazioni non inizieranno a prendere DAVVERO sul serio l’accessibilità dei propri siti web continuerà a riscontrare (online) tutti i problemi che ti ho elencato fin dalle prime righe.

Durante i nostri webinar formativi sull’accessibilità riservati a dipendenti pubblici e RTD cito sempre queste parole, per “spingere” le Pubbliche Amministrazioni che ci stanno seguendo a interpellare tutte quelle persone che, come Laura, sarebbero più che felici di aiutare (per davvero) le PA a comprendere e risolvere i (veri) problemi legati all’accessibilità dei propri siti web.

A questo proposito, voglio riportarti anche le parole di Francesco Tranfaglia, del gruppo osservatorio siti internet di INVAT (Istituto Nazionale Valutazione Ausili e Tecnologie), che nel suo articolo dedicato al “curioso” caso di inaccessibilità del sito web di Iliad ha ricordato a tutti la massima disponibilità da parte delle persone con disabilità a fornire il proprio supporto:

“Come INVAT (Istituto Nazionale Valutazione Ausili e Tecnologie) da anni mettiamo a disposizione di chiunque lo richieda le competenze di utenti web con disabilità visive, e saremmo ben stati lieti di offrire ad Iliad un supporto puntuale e verificato dall’esperienza d’uso, ma purtroppo non ci hanno consultati. L’episodio è particolarmente preoccupante perché in Italia, il prossimo novembre, scatterà l’obbligo per tutte le aziende con fatturato annuo superiore ai 500 milioni per tre anni, di rendere completamente accessibili i propri servizi offerti via Web. Non vorremmo che per risparmiare qualche spicciolo, queste prendessero esempio da Iliad e ricorressero all’accrocco. Sarebbe l’ennesima beffa nei confronti delle persone con disabilità che tradisce buone intenzioni ma produce pessimi risultati.”

E a questo punto allora anch’io mi chiedo (e ti chiedo)…

Anzichè cercare continuamente scorciatoie, perchè non provare (seriamente) a costruirla insieme questa accessibilità?

 

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